mercoledì 9 marzo 2011

Il suo scopo

I suoi capelli erano sempre in perfetto ordine, neri, con i riflessi blu naturale del mare. Cadevano soffici lungo gli zigomi ad incorniciare due occhi ancor più neri, sovrastati da sopracciglia affusolate che ne cingevano il contorno donandogli un'espressione aggrottata, sempre pensierosa. Andavano poi a morire attorno alle sue labbra di rugiada, che tagliavano il viso da una parte all'altra in un sorriso appena accennato, insicuro.
A volte si riusciva addirittura a scorgere un accenno di dentatura tra quei petali turchesi, quando sbocciavano in una risata sincera. Subito dopo il viso si distendeva e, per un attimo, la sua pelle si mostrava liscia e bianca come se non avesse mai sofferto. L'attimo successivo una forza a lui superiore riportava alla memoria il passato e l'espressione si faceva scura, tornando a nascondere gli occhi sotto i capelli.
Abbandonò lo specchio e , come tutte le mattine, si vestì e si apprestò ad uscire.
Erano le 7.00 quando mise piede in strada portando a braccia la bicicletta oltre il piccolo gradino del portone del palazzo e vi salì in sella, verso il solito posto.
La città fremeva di vita come se non si fosse mai fermata, in effetti così era ogni giorno, la sua città non dormiva mai e questo lo rassicurava, perchè con la città sveglia lui poteva dormire protetto. Le paure di un uomo sono sempre in agguato dietro le porte del sonno e lui lo sapeva, troppe volte le aveva incontrate, troppe notti aveva perso per fuggire dai suoi mostri. Ma ora era in strada, parte di quella città, permettendo a chi per lui aveva vegliato di dormire finalmente al riparo dalle proprie paure.
Si era trovato così uno scopo per uscire di casa ogni mattina, per andare in ufficio e non pensare che il suo lavoro fosse inutile, lui serviva a qualcosa, A qualcuno. Questo gli scaldava il cuore ogni mattina e quando si svegliava gli dava la scarica necessaria a compiere il primo passo, a dire la prima parola, a battere il primo sangue.
Senza uno scopo non si può andare avanti e lui lo sapeva, per troppo tempo era rimasto chiuso a non pensare, ma ora era parte della società che aveva sempre rifiutato perchè non si fidava di se stesso, aveva paura di rovinarla o di esserne rovinato.
Anche oggi, quindi, si era alzato dal letto come tutte le mattine, aveva sorriso allo specchio per un momento, consapevole di avere un motivo per vivere e si era recato al lavoro con uno scopo, la cosa più preziosa che si possa avere.

mercoledì 2 marzo 2011

E L'ULTIMO CHIUDA LA PORTA

Il mondo intero è in rivolta, non la chiamano guerra per non spaventare i bambini a casa, colpa della fascia oraria. Ma si sa, la guerra non ha orario, persiste ventiquattr'ore su ventiquattro infischiandosene di chi la vede, sian furbi ocretini li fulmina. Tutti.
Ed ora in molte parti del mondo è subbuglio, moto, cambiamento, spesso violento. Perchè arrivati a questo punto di degrado solo questo si capisce, la violenza, quella che non guarda in faccia, quella che viene scatenata da "non-si-sa-chi" e che tutti seguono, rivolgendola al "cornuto", a colui che tutti ha soggiogato e shiavizzato per anni. Colui che da loro fu eletto o tacitamente accettato per tutti questi anni.
Finchè non si arriva all'esasperazione l'uomo non sente freno, non vede al di là di un domani troppo prossimo per poter pianificare un futuro migliore, sereno. L'Uomo incanta l'uomo col nome di Dio, promettendo protezione dal suo stesso creato, protezione senza senso che solo l'Uomo vedrà vincitore. L'Uomo vince, l'uomo perde.
Ma a volte il piccolo prende coscienza non dell'uno, ma del tutto, della società complessa e articolata di cui fa parte, quella che non sente l'Uomo. E tanti piccoli uomini un giorno formano una folla sempre più numerosa e tenace, con ideali in testa e voglia di cambiare.
Così come in una grande esplosione il Popolo erutta lasciando dietro di se una scia sì di morte, ma anche di speranza e decisione di volgere il viso al futuro che nessuno aveva mai ipotizzato, il futuro del Popolo, non dell'Uomo.
A questo punto la paura non si sente più e scatta quel meccanismo di tendenza alla sopravvivenza che ha salvato questa cieca razza in ogni occasione di difficoltà passata, e che tante altre volte la salverà.
E' iniziata la rivoluzione globale, per strada e sulla rete, il Popolo non è più Stato, ma uomo, non più soggetto alle leggi dell'Uomo ma a quelle della natura, della sopravvivenza. Si sente già l'odore di una nuova Primavera in quest'ultimo autunno di rivoluzione, si aspetta con l'Inverno negli occhi e la Primavera nel cuore, decisi a proseguire, consapevoli di voler cambiare l'ordine delle cose, per sempre, fino alla prossima Estate. Alchè si ricomincia.
***Il mondo è in rivolta, è il momento della svolta e l'ultimo chiuda la porta.***